Scrive Giovanni Malevolti, del Grande Oriente d’Italia, in un articolo riportato sul portale massonico “Pietre-Stones”:
«Esistono secondo me due chiavi di lettura per Le avventure di Pinocchio: la prima chiamiamola “profana”, nella quale il lettore, certamente un bambino, prende coscienza di quelle che io definirei “disavventure”, piuttosto che avventure, del povero burattino di legno. La seconda è una lettura in chiave massonica dove uno spiccato simbolismo si integra, pur senza sostituirla, in quella che è la semplice e lineare narrazione dei fatti. L’appartenenza di Carlo Collodi alla Massoneria, pur non comprovata da alcun documento ufficiale, è universalmente riconosciuta e i riferimenti in tal senso sono numerosissimi. Aldo Mola, non massone ma che comunemente viene definito come lo storico ufficiale della Massoneria italiana, dà per certa l’appartenenza dello scrittore alla Famiglia Massonica. Alcuni fatti biografici inoltre sembrano convalidare questa tesi: la fondazione nel 1848 di un periodico liberale intitolato Il Lampione, che come ebbe a dire il Lorenzini stesso doveva “far lume a chi brancolava nelle tenebre”, la partecipazione alle prime due guerre d’indipendenza, con i volontari toscani nel ’48 e come volontario arruolato nell’esercito piemontese nel ‘59, e la sua estrema vicinanza ideologica con il Mazzini per la quale egli stesso si definiva “Mazziniano sfegatato”».
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