Enzo Bianchi, da «La Chiesa del futuro», intervista di Silvia Ronchey su Repubblica, 9 settembre 2015:
«Nella chiesa c'è buona volontà ma poi della donna si hanno immagini irreali: il modello di Maria, vergine e madre, che non può essere il riferimento per una promozione della donna nella chiesa; l'idea, insinuata per moda, che la Madonna sia più importante di San Pietro, idea insipiente come dire che la ruota in un carro è più importante del volano… Non siamo ancora capaci di prendere sul serio l'uguaglianza indubbia tra uomini e donne. Il cammino per la chiesa è ancora lunghissimo perché ovunque ci sia un esercizio di comando restano gli uomini, mentre le donne sono confinate al servizio umile».
Papa Francesco, dal discorso ai partecipanti al III Ritiro mondiali per sacerdoti, in San Giovanni Laterano, 12 giugno 2015:
«Il genio femminile è una grazia, la Chiesa è donna e Maria è molto più importante degli apostoli».
San Giovanni Paolo II, dalla «Lettera del Papa alle donne», 29 giugno 1995:
«La Chiesa vede in Maria la massima espressione del “genio femminile” e trova in Lei una fonte di incessante ispirazione. Maria si è definita “serva del Signore” (Lc 1, 38). È per obbedienza alla Parola di Dio che Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma tutt'altro che facile, di sposa e di madre della famiglia di Nazaret. Mettendosi a servizio di Dio, Ella si è posta anche a servizio degli uomini: un servizio di amore. Proprio questo servizio le ha permesso di realizzare nella sua vita l'esperienza di un misterioso, ma autentico “regnare“. Non a caso è invocata come “Regina del cielo e della terra”. La invoca così l'intera comunità dei credenti, l'invocano “Regina” molte nazioni e popoli. Il suo “regnare” è servire! Il suo servire è “regnare”!».
San Giovanni Paolo II, dalla lettera apostolica «Ordinatio sacerdotalis. Ai vescovi della chiesa cattolica
sull'ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto agli uomini», 22 maggio 1994:
«Nella Lettera Apostolica Mulieris dignitatem, io stesso ho scritto a questo proposito: “Chiamando solo uomini come suoi apostoli, Cristo ha agito in un modo del tutto libero e sovrano. Ciò ha fatto con la stessa libertà con cui, in tutto il suo comportamento, ha messo in rilievo la dignità e la vocazione della donna, senza conformarsi al costume prevalente e alla tradizione sancita anche dalla legislazione del tempo”.
Infatti i Vangeli e gli Atti degli Apostoli attestano che questa chiamata è stata fatta secondo l'eterno disegno di Dio: Cristo ha scelto quelli che egli ha voluto, e lo ha fatto in unione col Padre, “nello Spirito Santo”, dopo aver passato la notte in preghiera. Pertanto, nell'ammissione al sacerdozio ministeriale, la Chiesa ha sempre riconosciuto come norma perenne il modo di agire del suo Signore nella scelta dei dodici uomini che Egli ha posto a fondamento della sua Chiesa. Essi, in realtà, non hanno ricevuto solamente una funzione, che in seguito avrebbe potuto essere esercitata da qualunque membro della Chiesa, ma sono stati specialmente ed intimamente associati alla missione dello stesso Verbo incarnato. Gli Apostoli hanno fatto lo stesso quando hanno scelto i collaboratori che sarebbero ad essi succeduti nel ministero. In tale scelta erano inclusi anche coloro che, attraverso i tempi della Chiesa, avrebbero proseguito la missione degli Apostoli di rappresentare Cristo Signore e Redentore.
D'altronde, il fatto che Maria Santissima, Madre di Dio e della Chiesa, non abbia ricevuto la missione propria degli Apostoli né il sacerdozio ministeriale mostra chiaramente che la non ammissione delle donne all'ordinazione sacerdotale non può significare una loro minore dignità né una discriminazione nei loro confronti, ma l'osservanza fedele di un disegno da attribuire alla sapienza del Signore dell'universo».
Beato Paolo VI, dall’esortazione apostolica «Signum magnum. Sulla necessità di venerare e imitare la Beata Vergine Maria, Madre della Chiesa ed esempio di tutte le virtù», 13 maggio 1967:
«Ciò che deve ancor più stimolare i fedeli a seguire gli esempi della Vergine santissima, è il fatto che Gesù stesso, donandoci lei per Madre, l'ha tacitamente additata come modello da seguire; è, infatti, cosa naturale che i figli abbiano i medesimi sentimenti delle madri loro e ne rispecchino pregi e virtù. Pertanto, come ognuno idi noi può ripetere con san Paolo: Il Figlio di Dio mi ha amato e ha dato se stesso per me, così con tutta fiducia può credere che il Salvatore divino abbia lasciato anche a lui in eredità spirituale la Madre sua, con tutti i tesori di grazia e di virtù, di cui l'aveva ricolmata, affinché li riversasse su di noi con l'influsso della sua possente intercessione e la nostra volenterosa imitazione».