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Ci siamo. Comincia la ridda di abusi della provetta in salsa LGBT. Due lesbiche bianche con una figlia nera
NEWS 8 Settembre 2015    

Ci siamo. Comincia la ridda di abusi della provetta in salsa LGBT. Due lesbiche bianche con una figlia nera

di Cristina Marrone

Un 8 al posto di un 3. L’errore è solo in un numero. Così invece dello sperma del donatore 330, caucasico, è stata consegnata la fialetta del donatore 380, afroamericano. È nata una bimba nera, che oggi ha tre anni ma ora la coppia lesbica dell’Ohio ha fatto causa alla banca del seme, la Midwest Sperm Bank, alla quale si è rivolta per il concepimento, chiedendo un risarcimento di 50 mila dollari. Causa per ora persa perché, spiega l’avvocato della banca del seme Bob Summers: «Non si può parlare di una nascita “illegale” in quanto la bambina è sana» e non sono dimostrati rischi di malattie congenite o ereditarie. Respinta anche la richiesta per «rottura del contratto» avanzata da Cramblett per l’errore commesso.

L’archivio cartaceo

La banca tiene un archivio che non è digitalizzato. Il fatto che le fialette siano ordinate con numeri scritti a mano è probabilmente all’origine dello scambio: invece del donatore 330 è stato recapitato lo sperma del donatore 380. Quando fu scoperto l’errore la Midwest Sperm Bank pose le sue scuse e risarcì la coppia in modo parziale: la metà di quanto avevano speso per l’inseminazione artificiale.

La bimba nera in un paese bianco

Jennifer Cramblett [nella foto] e Amanda Zinkon avevano trascorso un anno a scegliere il donatore per poter diventare genitori e la scelta era caduta proprio su un uomo bianco perché le due donne vivono in una cittadina poco tollerante con gli afro americani, dove i bianchi rappresentano il 98% della popolazione. Attendevano una bimba bionda con gli occhi azzurri, ma è nata una bambina di razza mista. «Amiamo nostra figlia, non faremmo mai cambio con nessuno ma per noi è diventata una situazione di forte stress, e dolore ».

La querela

Al centro della causa erano state le parole di Jennifer Cramblett che si diceva impreparata a crescere una bambina afro americana in una comunità e in una famiglia «inconsciamente insensibili» e incapaci di accettare una razza diversa. Jennifer racconta che la sua famiglia è razzista, che la spinge anche a nascondere i suoi orientamenti sessuali in pubblico. «Tagliare i capelli a mia figlia è uno stress – è scritto nella querela – perché per un taglio decente devo andare un quartiere nero, lontano da dove vivo, dove almeno in apparenza non siamo i benvenuti». La coppia teme che la bimba, quando andrà a scuola, sarà l’unica bambina non bianca e che questo possa portare a discriminazioni. «Abbiamo fatto causa perché non vogliamo che una cosa simile si ripeta» racconta ancora Jennifer Cramblett. «La banca del seme non mi ha supportato per niente. Ho solo ricevuto una telefonata in cui mi avvertivano dello scambio, ma solo in un secondo momento sono stata avvertita che il seme era di un afro-americano». Il caso tornerà in tribunale a dicembre e la coppia punterà sulla negligenza da parte della banca del seme.