Mentre sono al lavoro per l’edizione in lingua inglese, che fa seguito a quelle francese e polacca, del mio manuale sul satanismo, mi è capitato di chiedermi se l’argomento sia ancora così interessante da giustificare un libro che, di edizione in edizione a partire dalla prima del 1994, è arrivato intorno alle cinquecento pagine. Oggi si parla certamente di più del fondamentalismo islamico o di “sette” nate alle periferie del cristianesimo, e il satanismo sembra un po’ passato di moda. A rassicurarmi è intervenuta una clamorosa causa legale negli Stati Uniti, dove un’organizzazione chiamata Tempio di Satana si è rivolta ai tribunali chiedendo in nome del pluralismo religioso che in Oklahoma, dove davanti al parlamento statale c’è una stele con i Dieci Comandamenti, questa sia affiancata da una statua “alternativa” del Diavolo che indottrina due bambini, che il gruppo “satanista” ha già bell’e pronta e che ha fatto vedere ai giornalisti in una conferenza stampa a Detroit.
Lo scorso 30 giugno la Corte Suprema dell’Oklahoma ha deciso che non può obbligare lo Stato a collocare di fronte al Parlamento la statua di Satana, ma può costringerlo a rimuovere la stele con i Dieci Comandamenti, per non violare la libertà religiosa dei satanisti e di altri che non si riconoscono nella tradizione giudeo-cristiana (leggi qui la sentenza). Una richiesta di riesame presentata alla Corte Suprema dall’avvocato generale dello Stato dell’Oklahoma è stata respinta il 28 luglio. Il Tempio di Satana canta vittoria: afferma di avere ottenuto quello che voleva, e che collocherà la sua statua altrove. Torna dunque il satanismo? Per modo di dire.
Il Tempio di Satana è diretto da un certo Lucien Greaves, ignoto fino a qualche mese fa agli studiosi del satanismo, sino a quando non è emerso che ha cambiato nome. In precedenza si chiamava Doug Mesner, nome che corrisponde a uno dei tanti discepoli del fondatore del moderno satanismo americano, Anton Szandor LaVey, che si sono poi messi in proprio fondando minuscole organizzazioni. La pubblicità della vicenda dell’Oklahoma ha indotto la Chiesa di Satana fondata da LaVey a San Francisco a pubblicare un duro comunicato stampa firmato dal suo attuale leader Peter Gilmore, secondo cui il Tempio di Satana non ha le centinaia di membri di cui si vanta, anche se ha un po’ di denaro, non rappresenta l’autentica tradizione satanista e neppure la capisce, e forse a rigore neppure esiste ma è il risultato di uno scherzo giocato ai media creduloni (clicca qui). Lasciando queste beghe a Greaves e a Gilmore, possiamo chiederci che cosa rappresenta il satanismo oggi.
Il satanismo moderno inizia con il cineasta underground di Hollywood, Kenneth Anger, e con il suo amico Anton Szandor LaVey, fondatori nel 1961 di un’organizzazione chiamata Magic Circle e nel 1966 della Chiesa di Satana. Negli stessi anni Mary Ann Maclean e suo marito Robert de Grimston Moor fondano a Londra The Process, un’organizzazione oggi non più esistente costruita intorno a una teologia «luciferiana» particolarmente sofisticata. I primi anni della Chiesa di Satana di LaVey sono quelli del maggiore successo giornalistico, grazie all’adesione di personalità di Hollywood. La Chiesa di Satana è peraltro piagata, sin dalle sue origini, da problemi interni ed esterni. All’interno si sviluppa una tensione tra il satanismo “razionalista” di LaVey, che interpreta sostanzialmente Satana come il simbolo di una rivolta razionalista e atea contro la religione e la morale, e un’ala “occultista”, il cui leader è il luogotenente stesso di LaVey, Michael Aquino, all’epoca colonnello dell’esercito americano, specializzato in guerra psicologica e disinformazione). Queste tensioni portano nel 1975 a uno scisma e alla fondazione da parte di Aquino del Tempio di Set.
Quanto alla Chiesa di Satana, sopravvissuta con difficoltà alla morte di LaVey nel 1997 e alle successive dispute anche giudiziarie sulla sua eredità, ha avuto una sorta di revival negli anni 2000 ed è ampiamente presente su Internet. Oggi la sua influenza appare particolarmente diffusa nell’area scandinava, dove interagisce con un’ampia subcultura musicale satanista. Nonostante il successo in Scandinavia il satanismo organizzato resta comunque un fenomeno minuscolo, con non più di qualche migliaio di seguaci in tutto il mondo. Da questo satanismo degli adulti, che si articola in gruppi che hanno una continuità dottrinale e rituali, capi identificabili, sedi, talora anche pubblicazioni si deve distinguere un satanismo giovanile, talora chiamato satanismo “acido”, per la sua associazione assai frequente con la droga. Quest’ultimo è composto da gruppuscoli di giovani, privi di una continuità organizzativa e rituale e di contatti con i gruppi del satanismo organizzato, che mettono in scena rituali satanici “selvaggi” o caserecci sotto l’influsso di film, trasmissioni televisive, fumetti, musica. I due filoni – adulto e giovanile – hanno tra loro collegamenti solo indiretti. Ma degli eccessi del secondo il primo non può dirsi innocente, perché gioca il tipico ruolo del “cattivo maestro”.
Nei gruppi giovanili è più facile che sia completamente perso il senso del limite fra metafora e realtà, e che quindi – spesso sotto l’influsso della droga – si trascenda in atti di violenza carnale, e in casi molto rari (ma non inesistenti) si verifichino anche sacrifici umani, come mostra il gravissimo episodio italiano delle Bestie di Satana venuto alla luce in Lombardia nel 2004 con la scoperta di almeno tre omicidi perpetrati da un gruppuscolo di satanisti del Varesotto. Il caso di Varese è un monito per tutti quelli che dimenticano che il satanismo – se rischia talora di essere sopravvalutato nelle sue dimensioni quantitative – non è però mai innocuo. In Italia, prima del caso delle Bestie di Satana, un campanello d’allarme era del resto già suonato il 7 giugno 2000 con il caso di Chiavenna (Sondrio), quando una religiosa della congregazione delle Figlie della Croce – Suore di Sant’Andrea, suor Maria Laura Mainetti, era stata uccisa da tre ragazze, tutte minorenni, che avevano dichiarato di voler sacrificare la suora a Satana. La religiosa – di cui è iniziato nel 2005 il processo di beatificazione – era morta chiedendo a Dio di perdonare le sue assassine. Le tre ragazze non erano in contatto con nessun gruppo organizzato di satanisti, e avevano tratto da Internet i loro rituali fai da te.
Neppure le Bestie di Satana facevano parte, peraltro, di potenti network nazionali o internazionali di satanisti: i processi lo hanno esplicitamente escluso. Forse i media farebbero bene a sottolinearlo, perché ipotizzando fantasiosi complotti mondiali dietro questi drammi dello squallore giovanile il rischio è che qualcuno – specie tra i giovani psicologicamente e culturalmente più deboli – rimanga non solo spaventato ma affascinato. Il modo più efficace di mettere in guardia i giovani è quello di mostrare questi satanisti per quello che sono: perdenti senza onore e senza idee, con pochi seguaci, non potenti principi delle tenebre ma – molto letteralmente, e nel senso peggiore del termine – poveri diavoli. Spiace che la Corte Suprema dell’Oklahoma li abbia presi sul serio. O forse è il collegamento del piccolissimo Tempio di Satana con l’attivismo Lgbt che ha fatto, come spesso accade, la differenza.