Il Senato ha votato la fiducia al governo sul decreto della “Buona scuola” in cui è stato inserito un emendamento che apre all’introduzione dell’ideologia di genere nell’insegnamento curricolare di ogni ordine e grado. Il tutto avviene, ovviamente, parlando di lotta alla violenza di "genere", una parola inventata dal nuovo vocabolario del pensiero unico per eliminare le differenze sessuali che permettono invece all'uomo di completarsi. Da quando questa parola fu introdotta nelle Carte delle Nazioni Unite negli anni Novanta, fu sancita ufficialmente una divisione identitaria pericolosa.
Per gli inventori del "gender", in italiano "genere", il sesso biologico sarebbe slegato dall'identità di un soggetto che si identifica invece nelle proprie preferenze sessuali indipendentemente da esso. E' questo che i corsi "contro la violenza di genere" nelle scuole già insegnano. Corsi che ora diventeranno obbligatori. Ci chiediamo quindi: come può essere buona una scuola che convince i bambini che il sesso biologico è un dato non determinante allo sviluppo dell'identità, rendendola fragile oscillante e incerta, confondendoli gravemente e colpendoli nella loro innocenza? E come può essere avvenuto che a votare la fiducia siano stati anche i politici presenti in una piazza San Giovanni gremita e unita dallo slogan “fuori il gender dalle scuole”? Siccome non c’è compromesso possibile sulla pelle dei bambini, non ci possiamo accontentare di presunte rassicurazioni, che di fatto non impediscono l'approvazione di una legge che sancisce l’indottrinamento in aula.
Se chi siede in Parlamento non ha avuto il coraggio di opporsi a ciò in nome di una utopica stabilità, che invece permette l'infragilimento delle future generazioni, e quindi anche della società e dello Stato, e se questo avviene a meno di una settimana dalla grande mobilitazione organizzata a Roma dal “Comitato Difendiamo i nostri bambini”, significa che parte del paese non ha più rappresentanza politica. Ossia che viviamo in un vero e proprio regime. E cosa può combatterlo? Come insegna la storia solo l'esistenza di questo stesso popolo coraggioso, che non si vuole piegare al compromesso su un male che può solo essere respinto. Per questo le Sentinelle in Piedi, senza farsi scoraggiare continuano a vegliare, in piazza come nella vita, e a denunciare ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà.
Ancora una volta di fronte a tutto questo occorre resistere, vegliare, testimoniare, anche su noi stessi, e gli uni sugli altri. Il Pensiero Unico infatti è penetrato così violentemente dentro la società che restare immuni è possibile solo stando insieme, restando vigili e testimoniando pubblicamente.
Quando i bambini diventano oggetto di diritto, quando l’essenza dell’essere umano è violata nella sua natura di uomini e di donne, occorre mobilitarsi nello spazio pubblico ma soprattutto continuare a tenere gli occhi aperti su quello che succede nella scuola, nei tribunali, sui giornali e nella politica poiché solo in questo modo incideremo su quello che accade.
Non è più sufficiente dissentire fra le mura di casa, perché non c’è verità che persuada e cambi davvero gli altri che non sia espressa pubblicamente e testimoniata davanti a tutti.
Il prossimo appuntamento con la piazza è
sabato 18 luglio, ore 21.30, Termoli (CB) in Piazza Vittorio Veneto
Per conoscere tutte le iniziative, visitare la pagina Facebook Sentinelle in piedi oppure scrivere a ainfo@sentinelleinpiedi.it