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In Gran Bretagna cala il numero dei cristiani anglicani mentre crescono gli atei e i musulmani
NEWS 10 Giugno 2015    

In Gran Bretagna cala il numero dei cristiani anglicani mentre crescono gli atei e i musulmani

di Marco Tosatti

 

Un’Inghilterra in cui la Chiesa anglicana lentamente svanisce, lasciando il posto a un crescente numero di atei e agnostici, e all’islam: sembra questo il quadro di prospettiva offerto dal rapporto appena pubblicato del British Social Attitudes, che suggerisce che sta avvenendo uno «spostamento generazionale»; ogni generazione sembra meno religiosa di quella che l’ha preceduta, e di conseguenza, man mano che le fasce di età più anziane scompaiono, la popolazione in generale diventa meno religiosa. Ma a quanto pare c’è stata negli ultimi dieci anni una netta accelerazione del declino per quanto riguarda la Chiesa anglicana. Infatti, se nel 1983 gli anglicani nel Paese erano il 40%, nel 2014 la loro presenza era ridotta al 17%; e l’accelerazione nel declino è dimostrata dal fatto che nel 2004 erano ancora il 28%. Negli ultimi dieci anni la loro consistenza si è ridotta di due quinti.

In cifre assolute ci sono circa 8 milioni e mezzo di anglicani, nel Regno Unito, mentre erano 13 milioni nel 2004. La «religione» più forte e diffusa è quella di chi afferma di non avere nessuna religione: sono il 49% del totale. La loro crescita è speculare al declino anglicano: erano il 31% nel 1983, erano saliti al 43% nel 2004, e negli ultimi dieci anni hanno preso altri sei punti di percentuale.

È interessante rimarcare che le altre confessioni cristiane negli ultimi trent’anni sono rimaste sostanzialmente stabili, come percentuali. I cattolici romani costituiscono circa l’8% del totale, con un lieve calo dal 10% registrato nel 1983; mentre tutte le altre denominazioni sono restate ferme sul valore del 17%. Decuplicati invece i musulmani: erano lo 0,5% nel 1983, e adesso costituiscono il cinque per cento del totale.

Lo studio, realizzato nel 2014, era basato su un campione di 2878 interviste, «un campione casuale rappresentativo degli adulti in Gran Bretagna», dicono i responsabili. Che cercano di dare un’interpretazione ai dati: «Una spiegazione potrebbe essere questa: in passato la religione giocava un ruolo più prominente nell’identità delle persone – ha dichiarato Naomi Jones, capo della sezione Social Attitudes al NatCen Social Research – Sappiamo da studi recenti che la gente è meno sensibile rispetto agli anni precedenti a considerare l’essere cristiano come una componente importante dell’essere britannico. Quindi meno persone possono sentire che la Chiesa d’Inghilterra è una parte importante della loro identità attualmente».

Un commento è venuto anche dalla Chiesa d’Inghilterra, che tramite un suo portavoce ha dichiarato che «il censimento del 2001 ha dimostrato che quasi il 60% della popolazione nel Regno Unito si identificava con il cristianesimo. La Chiesa d’Inghilterra continua a essere una presenza attiva in ogni comunità, appoggiando banche alimentari, centri di consigli per le persone in difficoltà economica, centri per bambini e giovani e molte altre attività, insieme con quelle liturgiche». E ha ricordato che la Chiesa è impegnata in un lavoro di rinnovamento e riforma. Anche se non mancano coloro che fanno notare che il declino sembra più rapido negli ultimi anni, dopo decisioni come quelle relative alle donne vescovo. Secondo lo studio, dal 2012 al 2014 il numero di persone che si dichiaravano appartenenti alla Chiesa d’Inghilterra è passato dal 21% al 17%; in termini assoluti un esodo di un milione e 700mila persone. Non a caso il precedente arcivescovo di Canterbury, Lord George Carey, ha ammonito frequentemente che «siamo a una generazione di distanza dall’estinzione». Un elemento importante di questo cambiamento profondo, e rapido, è probabilmente connesso alla progressiva rarefazione della popolazione rurale. Il che genera un altro problema: quello dei luoghi di culto. Quasi due terzi delle chiese anglicane, circa 10.200, sono in aree rurali; ma la popolazione in quelle zone è di circa 9 milioni, un sesto della popolazione globale. In queste condizioni è difficile vedere come tutti i luoghi di culto possano continuare a restare aperti e operanti.

Il quadro globale comunque appare quello di una Paese in cui la ricerca e la presenza del divino si è affievolita in maniera sensibile, appena compensata dalla crescita dell’islam, i cui seguaci adesso totalizzano il 2,4% della popolazione totale.