di Rachele Schirle
Povera Madonnina, il suo soggiorno a Expo continua a destare polemiche. A metà febbraio le prime liti, quando il Comune di Milano non riusciva ad accordarsi sul luogo dove posizionarla. Poi la decisione: “Portiamola all’Expo”. E sembrava una buona idea, così che tutti i visitatori, di ogni razza, religione e gusto gastronomico, avrebbero potuto vederla, e si sarebbero ricordati che è Lei che «domina Milan», come dice la celebre canzone.
Polemiche prima di portarla all’Expo e polemiche oggi, dato che la sua collocazione, ha fatto notare un segretario della Cisl, Danilo Galvani, è mortificante. «Ho provato compassione», ha detto Galvani, «è in un angolo, al buio, sola, abbandonata, velata dalla polvere dei lavori ancora da terminare. Il simbolo di Milano mi è sembrato, quasi, un ospite sgradito».
Così, come una pastorella del Ventunesimo secolo, sono andata e trovare “l’ospite sgradito”. In fondo, ho pensato, se non ha disdegnato di partorire in una mangiatoia, potrà forse essere imbarazzata dal ritrovarsi nel gran calderone di Expo?
Uscita dalla metropolitana Rho-Fiera, passati i tornelli, ho dovuto camminare parecchio per raggiungerla. Eccola lì. Galvani non ha tutti i torti. Non ha una posizione centrale, bisogna cercarla, mettere un po’ di terra sotto i piedi prima di raggiungerla. Colei che i medioevali misero sulla vetta cittadina, i moderni hanno relegato in un cantone.
Eppure. Posso dire una cosa? È bellissima. Alta, imponente, “calda” nel suo giallo luccicante. È vero, intorno non s’odono cori angelici, ma il fracasso dei trapani che gli operai fanno andare a mille per terminare i lavori. La polvere svolazza nell’aria e si deposita sul suo capo e le sue braccia aperte. Non a uno di quelli che si fermano viene in mente di farsi un segno di croce, al massimo un selfie.
Però, posso dire un’altra cosa? Ora non mi importa. Non importa perché ho notato che nessuno di quelli che passa di lì può fare a meno di alzare lo sguardo verso di lei. E se nessuno di noi assomiglia ai due splendidi pastori dai piedi unti della Madonna caravaggesca, almeno – dico: almeno – quell’immagine dorata riesce per un attimo a sottrarci dalla perpetua distrazione in cui viviamo.
Forse, penso tra me e me, anche quest’inghippo dell’infelice posizione della Madonnina ha qualcosa da suggerirci: che dentro gli errori umani, dentro le miserie, evasioni, svaghi, furberie e polverose dimenticanze quotidiane può sempre risplendere l’oro di una presenza. E il conforto inatteso dell’Avvocata Nostra.
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