Settanta anni fa, il 16 febbraio 1945, nel campo di Dachau (che resta il più grande cimitero di sacerdoti cattolici) veniva ucciso, con un colpo alla nuca, Friedrich Reck. Era nato a Malleczewen, nella Prussia Orientale, nel 1884 da una aristocratica famiglia protestante. Si laureò in Medicina, ma la sua grande passione era la scrittura alla quale si dedicò scrivendo molti libri per ragazzi.
In Italia è famoso per il volume Il re degli anabattisti, paradimatica storia vera acacduta nel secolo XVI nella città tededsca di Münster dove si realizza un esperimento sociale protestante di tipo totalitario nel quale Reck vede la prefigurazione del giacobinismo, del bolscevismo e del nazionalsocialismo. Quando il volume esce, nel 1937, il Terzo Reich lo proibisce immediatamente, forse vedendovi descritta la lucida follia di Adolf Hitler.
Reck era del resto uno strenuo oppositore del regime nazista e la sua villa , nei pressi di vicino Monaco, dove si era trasferito nel 1933 quando si convertì al cattolicesimo, era diventata luogo di incontro di numerosi oppositori e dissidenti fino al dicembre del 1944. Poi una soffiata lo fece arrestare e internare nel lager di Dachau.
Nel giardino della sua casa fu ritrovato, dopo la sua morte, nascosto in una scatola di latta, il suo diario, Il tempo dell'odio e della vergogna, che descrive in modo spietato gli eventi tedeschi dal 1936 al 1944. Ora l’editore Castelvecchi ripropone quel testo importantissimo con il titolo che aveva ideato lo stesso Reck, Diario di un disperato, pur nella stessa traduzione pubblicata da Rusconi nel 1970.