Abbiamo un sogno. Risollevare l’Italia con il Rosario. Lasciar da parte il piagnisteo, come qualche leader politico continua a ripetere, ma non con l’ottimismo umano che poggia sul nulla, bensì con una fede in colei che, come ha detto il Papa al santuario srilankese di Madhu, «non dimentica mai i suoi figli… come è sempre rimasta accanto al suo Figlio sulla Croce». Smuovere questo benedetto Paese non con fiumi di vacue parole o vagheggiando chissà quali riforme, ma con la preghiera e invocando una forza che non è di questo mondo e che questo mondo non conosce più.
E come fare? Recitando Rosari nei luoghi pubblici. Una volta l’Italia era costellata di piccole Madonne, lungo le strade di campagna, sui muri dei palazzi in città o negli interni dei grandi caseggiati. E perché non riportare Maria in mezzo alla gente, organizzando Rosari nei condomini, nelle vie dello shopping, nei centri commerciali?
Perché non tirare fuori la propria coroncina e recitare la più potente delle invocazioni che il popolo cristiano conosca in metropolitana, in treno fra pendolari ripiegati sul proprio smartphone, nelle biblioteche all’università, in fila allo sportello della posta?
Questo ci viene in mente guardando il nuovo sito e la pagina facebook di «Rosario per l’Italia», la splendida iniziativa partita a Brescia e di cui avevamo dato notizia qui.
Il Papa chiede una «Chiesa in uscita», diventato un mantra in campo ecclesiale senza che nessuno poi si preoccupi di declinarlo in qualche modo concreto ed efficace. Allora perché non partire da qui? «Usciamo» con il Rosario in mano e con il nome della Vergine sulle labbra. E appicchiamo un santo fuoco a questo Paese che nessuno vuole spento.