di Vittorio Messori
Corriere della Sera, 5 gennaio 2014
Leonardo Boff, leader della Teologia della Liberazione alla brasiliana, quella con più esplicito riferimento al marxismo, dopo i contrasti con il cardinal Joseph Ratzinger e dopo i moniti di Giovanni Paolo II, dichiarò che quella Chiesa era inabitabile e irreformabile. Così, lasciò il saio francescano e andò a vivere con una compagna. Giunse però la sorpresa dell’implosione del comunismo e, come avvenuto per tanti, passò dal rosso al verde, all’ambientalismo più dogmatico, con aspetti di culto panteistico alla Madre Terra. Continua, però, a celebrare i sacramenti, con liturgie eucaristiche e battesimali da lui stesso elaborate (non mancano, si dice, le risonanze new age) nell’acquiescenza dell’episcopato brasiliano. In una intervista apparsa un anno fa su Vatican Insider ha affermato di avere non solo buoni rapporti con papa Francesco, come già in Argentina con l’allora arcivescovo, ma di collaborare con lui sui temi ambientalisti, in vista della enciclica “verde” annunciata dal Vescovo di Roma e, pare, da lui stesso suggerita.
Diciamo questo perché, in questo convinto ammiratore di Jorge Bergoglio, sembra esserci davvero poco della tenerezza, dell’accoglienza, del rispetto dell’altro, della misericordia indulgente predicati con tanta passione da papa Francesco. Il suo commento, pubblicato ieri da questo giornale, a proposito del mio articolo del 24 dicembre, non ha nulla dei buoni modi che Bergoglio esige nei riguardi di tutti, fossero anche antagonisti. Il già padre Leonardo mi attribuisce “grossi vuoti nel pensiero”, scarsa intelligenza, ignoranza, dandomi anche del mal convertito che, giunto a un’età rispettabile, deve finalmente decidersi portare a termine la conversione. Mi lancia pure quella che per lui è una pesante accusa, ma che per me suona come un complimento, dandomi del “cristomonista”. Non so bene che voglia dire, ma quel che intuisco non mi dispiace, anzi mi lusinga.
Comunque, nessuna sorpresa: scrivendo cose che non piacciono a tutti, so bene come siano, nel concreto, quegli edificanti intellettuali (spesso religiosi) che del dialogo, appunto, vorrebbero fare una sorta di religione. Ma no, non è questo che colpisce. Ciò che potrebbe amareggiare è che Boff sembra non avere letto affatto quanto ho scritto: forse l’imperfetta conoscenza dell’italiano, forse la fretta, forse il pregiudizio ideologico, sta di fatto che la sua reazione, tanto veemente quanto confusa, poco o nulla ha a che fare con ciò che davvero ho detto. L’esempio più vistoso è l’accusa di «quasi ignorare lo Spirito Santo». Per la verità, il riferimento al Paraclito è l’elemento centrale del mio discorso, dove ricordo che nulla capiremmo del papato se non riferendoci all’azione libera e imperscrutabile dello Spirito. Mi si lasci dire che, nel dibattito sconcertante suscitato da quel mio articolo, molti altri critici hanno giudicato irrilevante confrontarsi con i veri contenuti: inforcati gli occhiali dell’ideologia hanno attaccato un testo esistente solo nei loro schemi previ. Magari politici più che religiosi.
Ma, per tornare a Boff: si dà il caso che, su uno dei siti più frequentati dai cattolici, La Nuova Bussola Quotidiana, sia stato analizzato da un teologo professionista proprio il pezzo pubblicato ieri anche dal Corriere, dopo aver circolato per molti giorni nella Rete. Il teologo è mons. Antonio Livi, da molti anni docente nell’università dei papi, la Lateranense, conosciuto a livello internazionale per i suoi studi, per l’originalità del pensiero, per le iniziative accademiche ed editoriali. Questo studioso, assai rispettato in Vaticano, non ha esitato a scrivere che «le critiche violente e dissennate a Messori di un ex religioso che si presenta come teologo rappresentano la summa di tutte le sciocchezze degli ideologi della teologia della liberazione». L’autorevole specialista rincara: «Boff si arroga l’esclusiva di interpretare ciò che lo Spirito vuole dalla Chiesa e attribuisce a sé l’infallibilità che nega al Magistero». «L’ex francescano» dice ancora mons, Livi «sembra ignorare che un vero teologo non spaccia per verità divina le sue arbitrarie congetture». E così via.
Insomma, tutti i critici vanno presi sul serio, ma non tutti devono essere presi sul tragico. Credo che quest’ultimo sia il caso dell’eco-teologo brasiliano.