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«Stamattina abbiamo fatto la comunione in una fattoria a mezzo miglio di distanza. Dove abbiamo fatto la messa, il tetto era mezzo crollato»
NEWS 26 Dicembre 2014    

«Stamattina abbiamo fatto la comunione in una fattoria a mezzo miglio di distanza. Dove abbiamo fatto la messa, il tetto era mezzo crollato»

Non è una cosa comune, e infatti l’eco di quei fatti straordinari non cessa di ripetersi, anzi di aumentare di tono e d’intensità.
Nel 1914, un secolo fa esatto, in Belgio, scoppiò la… tregua di Natale. Infuriava già da mesi la Prima guerra mondiale, ma di fronte a un fatto innegabile e incontrovertibile anche per la violenza della armi, cioè la nascita di Gesù, i soldati degli opposti schieramenti smisero di spararsi e al fronte s’inginocchiarono di fronte al Re dei Re, nato anche per loro (per quanto strano sembrasse), nato anche in quel frangente (per quanto assurdo paresse).
Sono passati gli anni, anzi i decenni, e di quel bel caso si è interessato prima il cinema e adesso persino la pubblicità. Alla fine egli anni 1990, però, due giornalisti inglesi, Alan Cleaver e Lesley Park, scartabellando negli archivi dell’Hampshire Chronicle, trovarono alcune lettere scritte dai soldati inglesi che avevano preso parte alla splendida tregua di Natale del ’14. Decisero allora di dare vita a un progetto – l’Operation Plum Pudding – per trascrivere tutte le lettere che fossero riusciti a trovare. Con un lavoro lungo, meticoloso, estenuante hanno messo assieme dozzine di lettere provenienti da ogni dove, raccolte private, archivi pubblici, ritagli di giornale ingialliti. A centinaia. Il primo esito di quella raccolta è stato l’allestimento di un sito dedicato, www.christmastruce.co.uk, che ha finito per coinvolgere addirittura una cinquantina di volontari. Poi nel 1999 ne è nato un libro, Plum Puddings For All, che però non si trova più, è oramai solo una chicca per collezionisti, insomma è sparito nel nulla. O quasi. Perché in Italia adesso quel libro c’è. L’editore torinese Lindau ne ha infatti curato una bella versione, La tregua di Natale. Lettere dal fronte, affidata ad Alberto del Bono e introdotta da Antonio Besana. È la grande, sublime testimonianza che i miracoli avvengono sul serio, miracoli con l’inziale minuscola, certo; solo umani –o forse no… Diciamo allora gesti di bontà non buonista e di carità autentica cui gli uomini si dispongono per corrispondere, anche involontariamente, all’iniziativa divina del Padre celeste. Erano tutti “santi”, “perfetti”, “credenti doc” i soldati della tregua di Natale? Verosimilmente no. Eppure Dio è stato più grande persino delle loro piccolezze. Per questo (per gentile concessione dell’editore) è bello rileggere oggi una delle loro lettere, oggi che è il primo giorno della nuova vita che il Natale celebrato ieri ha inaugurato. Il Natale di Gesù è infatti sempre l’occasione per ricominciare da Lui, come hanno capito anche quei soldati che passavano tutti i loro gironi a spararsi addosso.

* * *

Un soldato di Gateshead, di stanza al fronte, scrive a un amico a Low Fell raccontando come le truppe hanno passato il Natale.

Alla vigilia i tedeschi hanno illuminato le loro trincee e hanno iniziato a gridarci: «Buon Natale!». Noi rispondevamo a tono, e poi abbiamo iniziato a cantarci canzoni natalizie e inni. Quando abbiamo fatto l’inno nazionale austriaco loro hanno risposto con God Save the King, e tutti abbiamo esultato. Avevamo smesso di sparare da un po’.

Ci siamo alzati sui parapetti delle trincee per chiamarci, da una parte all’altra. Poi alcuni dei nostri ragazzi sono usciti e hanno incontrato i tedeschi a metà strada, si sono fatti gli auguri, dati la mano e hanno deciso di non combattere per tutto il giorno. Stamattina (Natale) abbiamo fatto la comunione in una fattoria a mezzo miglio di distanza. Siamo partiti prima che facesse giorno per stare tranquilli. È stato assurdo. La fattoria era stata bombardata, ed era praticamente distrutta. Dove abbiamo fatto la messa, il tetto era mezzo crollato. Credo che non mi capiterà più di assistere a una messa del genere, una situazione così riverente e in torno tutto così brutale.

Al ritorno abbiamo deciso di rimanere sulla strada, anche se saremmo stati in piena vista del nemico. Siamo arrivati sani e salvi, e poco dopo alcuni dei nostri hanno fatto due tiri a pallone appena fuori dalla trincea.
I tedeschi si sono fatti vedere, e, per farla breve, è finita che ci siamo incontrati a metà strada, per darci la mano e scambiare sigarette e piccole cose, e ci siamo salutati come migliori amici. Uno mi ha lasciato il suo indirizzo per scrivergli, dopo la guerra. Erano proprio dei bravi ragazzi, davvero.

Immagino che possa sembrare una storia incredibile ma è andata proprio così. Sono certo che se la decisione
stesse agli uomini, non ci sarebbe nessuna guerra.

The Newcastle Daily Journal, giovedì 31 dicembre 1914