Il sociologo statunitense Rodney Stark, che si cimenta speso e volentieri con la storia, è senza dubbio uno dei grandi luminari del nostro temo. Non perché “la pensa come noi”, ma perché non smette mai di studiare, non cessa mai d’interrogare le fonti, non si arrende mai alla prima, magari facilona, risposta ai grandi interrogativi sulla civiltà umana. Il suo stile asciutto, asettico non per posa, a tratti persino arido (ma volutamente) lo dimostra oltre ogni ragionevole dubbio. Le sue opere più significative, tutte tradotte in italiano dall’editore torinese Lindau, sono così una vera e propria miniera d’oro d’informazioni, sane contro-verità, riflessioni, aneddoti e dati, tutti indispensabili a sfatare, uno dopo l’altro, i falsi miti su cui è stata costruita e regge la pseudocultura relativista contemporanea, caratteristicamente e intenzionalmente in generale anticristiana e in particolare anticattolica.
Degli studi pluriennali di Stark è in libreria da pochi giorni una sorta di “gran compendio” (più di 600 pagine), La vittoria dell’Occidente. La negletta storia del trionfo della modernità, utilissimo per iniziare a reagire con intelligenza ai veleni che ammorbano il panorama culturale di oggi. Per gentile concessione dell’editore Lindau, ne proponiamo ai nostri lettori “un assaggio” gustoso che, in poche sapide battute, rintuzza l’idea tanto diffusa quanto falsa secondo cui l’illuminismo sarebbe stato il trionfo della ragione scientifica contro l’oscurantismo fideistico e un po’ “medioevale” del pensiero cristiano.
Luminari della scienza: 1543-1680
Spesso gli storici sono sviati (e sviano) perché si basano su esempi atipici. Il problema può essere risolto grazie a un corretto uso di metodi quantitativi. Invece di citare esempi di famosi scienziati del passato che erano protestanti, o non credenti, o preti, o membri di un’università, possiamo ottenere risultati molto più affidabili basandoci sull’analisi di tutti gli scienziati famosi di questo periodo.
Pertanto ho identificato tutti i luminari dell’epoca a partire dalla pubblicazione, nel 1543, del De revolutionibus e inserendo tutti coloro che nacquero prima del 1680. Ho basato la mia selezione sull’esame degli elenchi pubblicati in un certo numero di enciclopedie specializzate e di dizionari biografici, tra cui la Encyclopedia of Sciences and Technology (1982) di Isaac Asimov, che si è rivelata particolarmente utile e affidabile. Ho limitato la selezione a scienziati praticanti, escludendo così alcuni celebri intellettuali dell’epoca, come Ruggero Bacone e Giuseppe Scaligero. Dopo aver stilato un elenco, ho consultato varie fonti, comprese biografie personali, per individuare i fatti che volevo codificare per ciascun caso. Alla fine mi sono ritrovato con un insieme di dati relativi a 52 scienziati 2.
1. Brayer, Johann (1572-1625)
2. Borelli, Giovanni (1608-1679)
3. Boyle, Robert (1627-1691)
4. Brahe, Tycho (1546-1601)
5. Briggs, Henry (1561-1630)
6. Cassini, Giovanni (1625-1712)
7. Copernico, Niccolò (1473-1543)
8. Descartes, René (Cartesio) (1596-1650)
9. Fabricius, Hieronymus (1537-1619)
10. Fallopio, Gabriele (1523-1562)
11. Fermat, Pierre (1601-1665)
12. Flamsteed, John (1646-1719)
13. Galilei, Galileo (1564-1642)
14. Gassendi, Pierre (1592-1655)
15. Gellibrand, Henry (1597-ca. 1637)
16. Gilbert, William (1544-1603)
17. Glauber, Johann (1604-1668)
18. Graaf, Regnier de (1641-1673)
19. Grew, Nehemiah (1641-1712)
20. Grimaldi, Francesco (1618-1663)
21. Guericke, Otto (1602-1686)
22. Halley, Edmond (1656-1742)
23. Harvey, William (1578-1657)
24. Helmont, Jan Baptista van (1579/80-1644)
25. Hevelius, Johannes (1611-1687)
26. Hooke, Robert (1635-1703)
27. Horrocks, Jeremiah (1619-1641)
28. Huygens, Christiaan (1629-1695)
29. Keplero, Giovanni (1571-1630)
30. Kircher, Athanasius (1601-1680)
31. Leeuwenhoek, Anton (1632-1723)
32. Leibnitz, Gottfried (1646-1716)
33. Malpighi, Marcello (1628-1694)
34. Mariotte, Edme (1620-1684)
35. Mersenne, Marin (1588-1648)
36. Napier, John (1550-1617)
37. Newton, Isaac (1642-1727)
38. Oughtred, William (1574-1660)
39. Papin, Denis (1647-1712)
40. Pascal, Blaise (1623-1662)
41. Picard, Jean (1620-1682)
42. Ray, John (1628-1705)
43. Redi, Francesco (1626-1697)
44. Riccioli, Giovanni (1598-1671)
45. Roemer, Olaus (1644-1710)
46. Scheiner, Christoph (1573-1650)
47. Steno, Nicolaus (1638-1686)
48. Stevino, Simone (1548-1620)
49. Torricelli, Evangelista (1608-1647)
50. Vesalius, Andreas (1514-1564)
51. Vieta, Franciscus (1540-1603)
52. Wallis, John (1616-1703)
Una tabella riportata nel mio libro mostra la distribuzione delle aree scientifiche di lavoro di questi 52 luminari.
In questi dati quello che più stupisce è la distribuzione omogenea nei vari campi, tra i protestanti come tra i cattolici, tanto per i luminari inglesi quanto per quelli del continente.
Scienziati «illuministi»
Esattamente come avevano inventato il concetto di «Secoli Bui» per screditare il cristianesimo, un gruppo di filosofi del XVIII secolo etichettarono la loro epoca come età dell’Illuminismo per sottolineare come l’oscurantismo religioso fosse stato finalmente cacciato dall’umanesimo laico. Come avrebbe poi spiegato Bertrand Russell, «l’Illuminismo fu essenzialmente una rivalutazione dell’attività intellettuale indipendente, volta quasi letteralmente a diffondere luce dove prima avevano prevalso le tenebre» (1959, p. 232). Così Voltaire, Rousseau, Locke, Hume e altri si ammantarono dei successi della rivoluzione scientifica, mentre festeggiavano la vittoria del secolarismo, che portò all’affermazione del marchese di Laplace secondo cui Dio era ormai un’ipotesi non necessaria.
Naturalmente nessuno di questi «illuministi» ebbe alcun ruolo in campo scientifico. Che dire di coloro che lo ebbero? Furono anch’essi una schiera di scettici? Tutt’altro.
Innanzi tutto, 13 dei 52 luminari (25%) erano membri del clero, 9 cattolici romani. Inoltre, ho etichettato ciascun luminare in base alla religiosità personale. Perché un individuo fosse definito devoto, era necessario che ci fossero prove certe di una religiosità particolarmente profonda. Per esempio, Robert Boyle spese una gran quantità di denaro in traduzioni della Bibbia in lingue non occidentali. Isaac Newton scrisse di più su argomenti teologici che fisici; calcolò persino la data della Seconda Venuta (1948). Giovanni Keplero nutriva un profondo interesse nei confronti del misticismo e delle questioni bibliche: si impegnò seriamente per ricavare la data della Creazione, che fissò nel 3992 a.C.
Ho usato l’etichetta convenzionalmente religioso per coloro la cui biografia non presentava elementi di scetticismo, ma la cui religiosità non emerge oltre la normalità. Un esempio è Marcello Malpighi, le cui osservazioni sul cuore di un pulcino sono considerate uno dei successi più notevoli della biologia del XVII secolo. La biografia di Malpighi non offre prove evidenti di interesse nei confronti di Dio paragonabili a quelle di Boyle o di Newton. D’altro lato, si ritirò a Roma per diventare il medico personale di papa Innocenzo XII, un pontefice della Controriforma molto pio, che di certo si aspettava un analogo livello di religiosità da parte di coloro di cui si circondava. E dunque è possibile che abbia abbassato il livello di religiosità personale di Malpighi, ed è possibile che lo abbia fatto anche in altri casi, ma di certo non ne ho sopravvalutato alcuno.
Infine, ho riservato l’etichetta di scettico a tutti coloro nei cui comportamenti ho potuto individuare scetticismo, o comunque profondi dubbi circa l’esistenza di un Dio consapevole. Soltanto uno dei 52 è rientrato in questa categoria: Edmond Halley, che non ottenne la cattedra a Oxford proprio a causa del suo «ateismo».
Un’altra tabella del mio libro mostra il profilo religioso dei 52 luminari.
Chiaramente gli eccezionali successi scientifici del XVI e XVII secolo furono opera non di scettici, ma di cristiani: almeno il 60% dei quali erano devoti. L’età dell’Illuminismo» è immaginaria quanto quella dei Secoli Bui: entrambe sono miti creati dalle stesse persone per gli stessi motivi.