di Marco Tosatti
Mentre Obama ed Erdogan pensano di armare e addestrare duemila (2000) cosiddetti combattenti "moderati" siriani per continuare la guerra contro il governo di Damasco, e lo strazio di un Paese incredibilmente martoriato, il sito Ora pro Siria, voce di comunità religiose cristiane pubblica la lettera di una suora che lavora nell'ospedale Saint Louis di Aleppo. Ve la presentiamo integralmente:
«Cari amici, tutti i giorni, durante questa guerra “senza nome“, ingiusta ed ingiustificata, ogni Suora della Comunità ha raccolto sulla terrazza e nel recinto dell’Ospedale delle pallottole, delle schegge, dei frammenti di proiettili esplosivi… che deponiamo in una scatola in Comunità. Certamente tre anni di souvenirs, ma molto di più, tre anni di prove tangibili della protezione particolare del Signore, perché neppure uno di questi proiettili ha ferito nessuna! Poi è arrivato il giorno in cui la scatola traboccava.
Il Signore mi ha ispirato di fare di questi oggetti che seminano la morte dei simboli di vita:
1) anzitutto una Croce. Strumento di morte presso i Romani, la Croce è diventata il simbolo universale che dice la speranza della Resurrezione, la vittoria totale sulla morte e su questi strumenti di morte destinati a disseminarla. Al centro, il Cristo nostro Salvatore riconcilia e risolve tutte le opposizioni in un equilibrio perfetto di perdono, di riconciliazione, di giustizia e di amore universale, che la nostra preghiera invoca intensamente ogni giorno.
2) Un Rosario. Appello vibrante alla Vergine Maria perché Ella interceda presso suo Figlio, per ottenerci la Pace. Dall’inizio degli eventi, ogni sera il Rosario ci ha riuniti con il personale e coloro che accompagnano i malati. È grazie a Maria Consolatrice che abbiamo avuto ed abbiamo la forza di restare in piedi davanti alla croce del suo figlio Gesù .
Cari amici, con il vostro sostegno di cui vi ringraziamo e la nostra unione nella preghiera, custodiamo la speranza di vivere un giorno – che speriamo sia vicino – la fine di queste atrocità e di queste sofferenze indicibili.
Suor Arcangela Orsetti, Ospedale St Louis-Aleppo, Siria»