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La diocesi di Baton Rouge chiede alla Corte Suprema USA di difendere il segreto del confessionale
NEWS 9 Settembre 2014    

La diocesi di Baton Rouge chiede alla Corte Suprema USA di difendere il segreto del confessionale

La diocesi di Baton Rouge, in Louisiana, ha chiesto alla Corte Suprema degli Stati Uniti di rovesciare la sentenza con cui in maggio la Corte Suprema dello Stato della Louisiana ha reso possibile alle forze dell’ordine e ai tribunali violare il segreto del confessionale.

Il caso è quello di don Jeffrey Bayhi, sacerdote della parrocchia di san Giovanni Battista di Zachary, che nel 2008 avrebbe saputo da una ragazza allora 14enne ‒ forse Rebecca Mayeux, attaualmente 20enne ‒ di avere subito abusi sessuali da parte di un membro laico, oggi defunto, di quella parrocchia. Dopo l’episodio, infatti, i genitori della ragazza avevano denunciato don Bayhi e l’intera diocesi di Baton Rouge con l’accusa di non avere riportato prontamente l’accaduto alla polizia. E così, dopo avere dapprima perso in appello, quei genitori si sono di recente visti dare ragione dalla suprema magistratura giuridica della Lousiana, la quale in questo modo stabilisce un precedente davvero grave e in grado di scuotere poderosamente l’intera Chiesa Cattolica degli Stati Uniti.

Per il diritto canonico, infatti, il prete che infrange il segreto della confessione è passibile di scomunica, ma è anche evidente che un’arma di questa profondità e portata, consegnata in bianco nelle mani del potere politico, ha la possibilità assai concreta di divenire un facile strumento di ricatto e di persecuzione. È per questo che il 4 settembre la diocesi è intervenuta con un comunicato tranchant che definisce la decisone della Corte Suprema della Louisiana «un colpo durissimo contro la libertà religiosa, che tanto la diocesi quanto don Bayhi si sentono costretti a contestare con fora».

Ora il caso finirà davanti ai nove togati di Washington che hanno il dovere di vegliare sulla costituzionalità delle leggi varate nel Paese nordamericano, tra le quali da sempre figura a chiare lettere proprio il diritto di ciascun cittadino statunitense alla libertà di culto e alla libera espressione pubblica di una fede che, nel rispetto della legge vigente, lo Stato non ha alcun diritto di conculcare.

Il caso si annuncia già battagliero, anche perché sarà fondamentale per orientare il comportamento di diversi altri Paesi occidentali.