Dei 19 cardinali creati da Papa Francesco, di nessuno si è parlato tanto quanto del cardinale Gerhard Ludwig Müller, il prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. Filip Mazurczak (noto commentatore cattolico e collaboratore di testate prestigiose quali per esempio il mensile statunitense First Things) ne propone un ritratto intelligente e ficcante da cui emerge l’integerrima fedeltà alla tradizione cattolica che lo contraddistingue, mista a una sorte di vero e proprio – dice Mazurczak – “senso del prodigio” visto che Müller è un uomo dalle mille risorse noto per essere al contempo amico del fondatore della teologia della liberazione, il frate domenicano peruviano Gustavo Gutiérrez, e dell’uomo che la teologia della liberazione l’ha condannata con ben due documenti di vincolante valore dottrinale che impegnavano l’autorità del Vicario di Cristo per poi diventare egli stesso Vicario di Cristo, ovvero il cardinal Joseph Ratzinger poi Papa Benedetto XVI.
Il cardinal Müller, infatti, eccelle per chiarezza dottrinale e limpidezza di espressione, attirandosi per questo quel segno di grande onore che sono le critiche serrate rivoltegli senza mezzi termini dalla stampa laicista. Lo si è visto chiaramente in occasione degli interventi con cui il cardinale ha ripetuto, ribadito, spiegato e sottolineato l’immutabile insegnamento della Chiesa a proposito della Comunione ai divorziati “rispostai”. E questo perché, come ha detto il cardinale honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga, Müller «vede le cose in bianco e nero», ovvero senza compromessi né grigi inquietanti, da buon «professore tedesco di Teologia» qual è. Cardinal Walter Kasper a parte, aggiunge pungente Mazurczak…
Insomma il cardinal Müller è una grande speranza per la Chiesa Cattolica, e il ruolo che lo vede attualmente impegnato alla salvaguardia della purezza dottrinale non potrebbe volere uomo migliore. Sarà per questo che molti già pensano a lui – sussurra Mazurczak – come al prossimo Papa.