«Associazioni vicine ai Cristiani d’Oriente e i Copti stessi, testimoniano di un aumento delle conversioni al cristianesimo. Determinarne il numero è impossibile in quanto coloro che si convertono rischiano procedimenti giudiziari o addirittura la morte se la loro conversione diventa pubblica».
È quanto si legge in un articolo pubblicato sul sito del patriarcato latino di Gerusalemme sulla situazione dei cristiani in Egitto, che così continua:
«Si forma così una Chiesa “delle catacombe”, non tanto per il confronto col governo, come può accadere in Cina o in altri paesi asiatici, ma per proteggersi dalle vendette della comunità di origine dei nuovi cristiani. “Non è il potere politico che ci opprime – spiega un neofita Egiziano – ma direttamente i vicini. Se un musulmano si converte rischia che la sua famiglia e i suoi vicini lo colpiscano, fino a volerlo uccidere, in quanto lo considerano un traditore”. Lo stesso queste difficoltà non coprono la bellezza dei fatti: nelle persecuzioni, cioè nel momento in cui una conversione sembrerebbe più improbabile, più pericolosa, il messaggio di Cristo si fa strada. È proprio questo che pensano i cristiani: essi sono colpiti e più ancora incoraggiati a far conoscere la loro Chiesa che cade, ma per rialzarsi ogni volta».