No al ''reato di opinione omofobica'' e al “matrimonio-bis”: lo chiede l’associazione Manif pour tous Italia, che in una conferenza stampa al Senato ha evidenziato i rischi dei disegni di legge Scalfarotto sull'omofobia e Cirinnà sulle unioni civili. A seguire, un gruppo di persone, riunite a pochi metri da Palazzo Madama, ha dato vita ad un flashmob, in difesa, tra l'altro, della libertà di espressione.Alcuni si sono imbavagliati con fazzoletti arcobaleno per difendere «il diritto dei bambini ad avere una mamma e un papà».
Intervistato da Radio Vaticana, il presidente dei Giuristi per la Vita, Gianfranco Amato, ha tra l'altro detto: «Per la prima volta nella storia dell’ordinamento giuridico del nostro Paese si sta introducendo un reato senza definirne il presupposto: questo disegno di legge non definisce cos’è l’omofobia, nessuna legge oggi in Italia definisce il concetto di omofobia. E allora chi sarà a definire questo reato? Noi sapremo al processo se quello che abbiamo commesso è un reato! Questo è tipico dei sistemi totalitari. In uno Stato di diritto, in uno Stato liberale, il cittadino deve sempre sapere preventivamente quali sono le conseguenze del suo comportamento, soprattutto se si tratta di conseguenze di carattere penale, ma prima del processo, non al processo. E perché diciamo che è tipico dei sistemi totalitari? Perché ricordiamo – ad esempio – che nell’ex Unione Sovietica vigeva il famigerato reato di attività anti-sovietiche. E ancora oggi non ne sappiamo molto: il concetto di "antisovietcik" era completamente evanescente, perché in realtà non serviva, ma era un mezzo per combattere gli oppositori politici. In più, se noi guardiamo quello che sta accadendo negli altri Stati europei, che già conoscono questo tipo di legislazione, lo scenario diventa ancora più inquietante».