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Israele, aumentano minacce e profanazioni contro cattolici e ortodossi a un mese dalla visita del Papa
NEWS 30 Aprile 2014    

Israele, aumentano minacce e profanazioni contro cattolici e ortodossi a un mese dalla visita del Papa

A meno di un mese dal viaggio di Papa Francesco, non si placano gli atti di vandalismo contro i luoghi religiosi in Terra Santa. Addirittura, domenica 27 aprile, mentre la Chiesa mondiale celebrava la Canonizzazione dei due Papi, sono stati profanati tre siti cristiani in Galilea.
 
A denunciarlo i vescovi cattolici di Terra Santa che hanno condannato fortemente il gesto, esprimendo al contempo la propria inquietudine. Come riferito dall'agenzia Fides, il primo atto di profanazione ha colpito il monastero benedettino di Tabgha, sul lago di Tiberiade, affidato ai benedettini tedeschi. Verso mezzogiorno, un gruppo di ragazzi con vesti e acconciature tipiche degli ebrei ortodossi, hanno tirato pietre contro tre croci presenti nel luogo sacro. Lo stesso gruppo di ragazzi si è poi diretto verso il convento delle suore benedettine, sradicando anche lì una croce e imbrattando di fango un altare all'aperto. Banchi e sedie sono stati segnati con il simbolo della stella di Davide e una donna ospite del convento è stata ferita con lanci di pietre.
Sempre domenica – informa un comunicato degli Ordinari cattolici di Terra Santa pervenuto all'agenzia Fides – è stata recapitata al vicariato patriarcale di Nazareth una lettera intimidatoria firmata da una rabbino della regione. Nella missiva, tra le varie minacce, si intimava a tutti i cristiani di “lasciare la terra d'Israele” per non incorrere nel rischio di gravi rappresaglie. Il rabbino che aveva inviato la lettera era stato fermato dalla polizia il giorno precedente nella città di Safed.
 
Manifestazioni di violenza si erano già verificate la settimana scorsa, quando, domenica 20 aprile, la chiesa greco-ortodossa di Al-Bassah ha subito un'aggressione durante la celebrazione di una liturgia battesimale.
 
Nel comunicato, l'Assemblea dei vescovi Ordinari, a nome di tutti i cristiani di Galilea, si dicono “profondamente preoccupati per questi fatti” e “chiedono con forza alle autorità civili e di polizia di reagire con sollecitudine arrestando i colpevoli, al fine di ristabilire il mutuo rispetto religioso”.