Il libro di Papa Benedetto XVI Paolo. L'apostolo delle genti (San Paolo, 2008) raccoglie le catechesi svolte dal pontefice nell’Anno paolino, celebrato fra 2008e 2009 sia dai cattolici sia dagli ortodossi.
Ora è stato tradotto in turco con il titolo Aziz Pavlus dalla Fondazione Internazionale Oasis e grazie al sostegno della Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre. Lo arricchisce una doppia prefazione, firmata dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I ‒ arcivescovo ortodosso greco con cittadinanza turca ‒ e dal cardinal Angelo Scola, arcivescovo di Milano nonché Presidente di Oasis.
«Il nesso con la Turchia è immediato e fisico», spiega il card. Scola presentando il tesoro racchiuso in questa importante operazione culturale e spirituale: «Paolo nacque a Tarso e nell’odierna Turchia si è svolto il suo primo viaggio, e gran parte del secondo e del terzo».
Dunque san Paolo è «una sorgente permanente d’ispirazione a cui tutti i cristiani, cattolici, ortodossi ed evangelici, possono continuamente attingere, occorre riconoscere con realismo che essa è invece un motivo di divergenza nel rapporto con i musulmani».
Ma in specifico lo è oggi per gl’islamici. Infatti «Paolo è stato il primo grande teorizzatore della distinzione tra lettera e spirito di un testo sacro. Per lui il significato esteriore è insuperabile (non è infatti uno gnostico), ma richiede allo stesso tempo di essere vivificato da un’esperienza interiore, perché “la lettera uccide, lo Spirito invece dà vita” (2Cor 3,6). Com’è noto, una coppia analoga di concetti è stata sviluppata anche dall’esegesi islamica del Corano e secondo molti pensatori musulmani contemporanei, essa è fondamentale per poter coniugare fino in fondo l’Islam con la modernità. Sono idee spesso ripetute, ma di rado approfondite come meriterebbero. Penso perciò che un confronto serio con la coppia paolina di lettera e spirito potrebbe essere molto utile per il dibattito in corso nell’Islam, in modo particolare in un Paese come la Turchia dove la ricerca scientifica, anche in campo teologico, è molto avanzata».
San Paolo, insomma, non smette di evangelizzare le genti, e che il suo insegnamento non giunga inascoltato nemmeno ai musulmani grazie alle parole di un pontefice (vidimate pure dal patriarca degli ortodossi) è cosa che ha carattere davvero straordinario. Il papa in questione, del resto, Benedetto XVI, è lo stesso che il 12 settembre 2006 pronunciò il famoso Discorso di Ratisbona (quasi una “enciclica”…), affrontando direttamente la spinosa questione del rapporto fra fede e ragione, e finendo però assolutamente incompreso e travisato proprio da una parte del mondo musulmano.
Il suo tornare adesso in modo diverso su questioni analoghe per mezzo del primo teologo del cristianesimo, cioè del primo cristiano che nella Chiesa abbia affrontato proprio la questione fede e ragione, la cui testimonianza non è peraltro affatto indifferente ai musulmani, è gesto di grande carità e profondo significato.