Non è solo l’economia coreana a vivere una periodo d’oro, con imprese che hanno raggiunto una leadership mondiale, basti pensare al colosso dell’elettronica Samsung. Anche la Chiesa cattolica sta vivendo una fioritura impressionante, frutto di una evangelizzazione che ha radici lontane e anche della “competizione” con il mondo protestante, in particolare quello di taglio evangelico-carismatico, estremamente vivace. In una recente visita a Seul il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli, il cardinale Filoni, ricordava che «nel 1949 la popolazione cattolica in Corea si calcolava attorno all’1,1% con appena 81 sacerdoti e 46 parrocchie. Subito dopo il Concilio Vaticano II si era al 2,5%. A cinquant’anni da quell’evento oggi i cattolici sono il 10,3%, i sacerdoti oltre 4.600, i religiosi e le religiose oltre 10.000. E desidero manifestare anche tutto il mio apprezzamento per le centinaia di missionari presenti in circa 80 Paesi, attraverso cui questa Chiesa risponde generosamente all’anelito di evangelizzazione del mondo». La Conferenza episcopale coreana ha lanciato un programma chiamato Evangelization Twenty Twenty, con l'obiettivo di raggiungere entro il 2020 quota 20% di cattolici. La tensione verso la crescita è tale che sempre Filoni ha messo in guardia i cattolici dal cadere in una mentalità “efficientista”, dal voler misurare i frutti dell’apostolato con canoni “aziendali”.
Il blog Cantuale Antonianum ha pubblicato alcune foto di una recente ordinazione di frati conventuali in Corea. Foto suggestive perché mostrano come lo spirito di san Francesco continua a vivificare culture anche lontanissime; e perché si può notare la distesa di veli bianchi indossati con compunzione dalle donne durante la celebrazione: l’immagine semplice ma eloquente di una Chiesa dove la “modernità” dello stile e delle strutture convive con i segni della devozione tradizionale.