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Ddl Zan, il vescovo di Pavia Sanguineti: «Una legge inutile e pericolosa»
NEWS 17 Luglio 2020    di Redazione

Ddl Zan, il vescovo di Pavia Sanguineti: «Una legge inutile e pericolosa»

Un editoriale in prima pagina sul settimanale diocesano Il Ticino con un titolo inequivocabile: «Restiamo Liberi! Una legge inutile e pericolosa». Anche il vescovo di Pavia, Corrado Sanguineti, scende in campo contro il Ddl Zan richiamando la mobilitazione che in questi giorni ha visto migliaia di cittadini nelle piazze italiane.

«Con tutte le urgenze che come Paese stiamo affrontando, in questo tempo di faticosa ripresa, segnato da incertezze e difficoltà economiche e sociali, che probabilmente si aggraveranno nei prossimi mesi – scrive Sanguineti – non si comprende proprio la fretta con cui il Parlamento si prepara a esaminare la proposta di legge Zan». Il pastore di Pavia riprende le parole del comunicato della CEI dello scorso 10 giugno e ed entra nel merito del testo: «Più radicalmente, la legge è ambigua e pericolosa perché, con l’intento di sanzionare atti discriminatori verso soggetti che liberamente praticano scelte di vita e di orientamento sessuale, tende a privilegiare e a tutelare una certa visione della sessualità, che considera possibile e normale la dissociazione tra il sesso (maschile o femminile) e l’orientamento di genere che ognuno può assumere, in base alla percezione soggettiva di sé, non poche volte indotta e favorita dal vissuto personale, dall’ambiente sociale e culturale, o da una sottile e pervasiva ideologia che pensa la libertà come pura e continua “invenzione” e “sperimentazione” di sé».

Il vescovo mette poi in guardia dall’istituzione della Giornata sulla cosiddetta omotransfobia che «facilmente diventerà occasione per diffondere, soprattutto nelle scuole, questa visione che tende a essere dolcemente imposta come pensiero unico, a cui tutti devono sottostare». E continua: «Che esista un’irriducibile differenza sessuale tra maschio e femmina, inscritta nella natura sessuata dell’essere umano, essenziale per una relazione tra soggetti differenti e per la generazione della vita umana, è un fatto: noi tutti siamo figli di un uomo e di una donna. Ci possono essere soggetti che vivono una fatica, a volte temporanea, nel riconoscimento della propria identità sessuale, che avvertono una sorta di frattura tra ciò che sono, dal punto di vista del sesso (maschile o femminile), e ciò che sentono. Resta comunque un dato di realtà da cui non si può prescindere, come se noi potessimo assumere qualsiasi forma di vita e di affettività».

Sanguineti cita ampi stralci dell’intervento della giornalista Costanza Miriano alla Commissione giustizia della Camera e aggiunge: «C’è di più: oltre alla libertà di pensiero, va riconosciuta la libertà di proporre una concezione della vita e dell’agire umano, che comporta anche una valutazione morale degli atti e delle scelte. Questo diritto appartiene innanzitutto alla famiglia, ai genitori che nell’educazione dei figli trasmettono una visione dell’esistenza e cercano di far maturare la capacità di un giudizio morale. In questo senso, non può e non deve diventare un reato perseguibile per legge il fatto che dei genitori esprimano ciò che riconoscono come vero ed essenziale: per esempio che in natura si è uomini o donne, che la famiglia nasce dal matrimonio, come unione di un uomo e di una donna, che un bambino ha diritto a nascere in una coppia stabile con le due figure chiare del padre e della madre. Lo stesso diritto va riconosciuto alle comunità religiose o di altra ispirazione, nella formazione dei propri aderenti e fedeli: qui entra in gioco la libertà religiosa, che è parte della libertà di pensiero e di espressione, riconosciuta nelle moderne democrazie. In Italia il Concordato (art. 2) tra Repubblica Italiana e Chiesa Cattolica garantisce “ai cattolici e alle loro associazioni e organizzazioni la piena libertà di riunione e di manifestazione del pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”».

L’editoriale termina con un appello ad associazioni e movimenti cattolici perché prendano una posizione netta. «Non si tratta d’innalzare barricate o di arrivare a scontri ideologici – scrive il presule – ma di difendere la libertà di tutti e di ciascuno a esprimersi su aspetti fondamentali dell’esperienza umana». (QUI l’editoriale integrale del vescovo Sanguineti)

 


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