giovedì 21 novembre 2024
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di Mario Iannaccone
il Timone N. 174 di Giugno 2018

Per allenarsi a uccidere e rubare

Chi ha figli non ignora – semplicemente perché è costretto a non ignorarlo – l’importanza odierna del tema videogiochi. Esistono da oltre 40 anni, ma negli ultimi 20 hanno raggiunto un grado di realismo e sofisticazione senza precedenti. Tema bollente, per almeno quattro motivi: primo, perché i videogiochi più apprezzati sono violenti; secondo, perché i giovani vi dedicano molte ore al giorno; terzo, perché sembra ormai accertato che influiscano sui comportamenti in modo negativo; quarto, perché sembrano inevitabili come l’influenza in autunno.

I produttori, come in Tv, hanno imboccato la strada più facile: quella della violenza, una violenza realistica a un grado prima sconosciuto, grazie ai nuovi motori 3d (hardware e software) che li trasforma in esperienze molto coinvolgenti. Prendiamo il gioco di maggior successo di questi anni, Grand Theft Auto (Gta, Gran furto d’auto); la prima versione è del 1998, ma allora presentava una grafica 2d meno efficace. Nel tempo si è evoluto, grazie a cospicui investimenti. Il suo aspetto nel 2018 ci aiuta a capire cosa sono, oggi, molti videogiochi di successo.

Essendo i personaggi dei criminali, l’utente, con la sua consolle, utilizza in modo mediato armi potenti, auto velocissime, diviene membro della mala e si abitua a un certo gergo e comportamento, viene sollecitato a compiere azioni criminali e violente contro altre bande o contro la polizia…

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